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Montone

MontoneMontone è l'unica frazione  del Comune di Mosciano Sant'Angelo e dista cinque chilometri dal capoluo go, lungo la strada statale che porta a Giulianova.  Unita al Comune di Mosciano S.A. con la riforma  del 1806, con R.D.  del 19 gennaio 1928, n. 108, si tentò di aggregarla a Giulianova, ma tale decreto  non fu mai attuato  e , per volere degli stessi montonesi, tornò legalmente al Comune di Mosciano S.A.  con R.D.  28 marzo 1929, n. 706.  Per quanto riguarda le sue origini nel 1952 furono fatte delle importanti scoperte. Infatti durante i lavori di siste mazione della strada statale nA 262 Giulianova-Campli, presso il bivio di contrada Maggi, furono rinvenute tombe rivestite in laterizio, contenenti scheletri, oggetti e monete romane del tempo di Augusto.
Circa quindici anni fa, durante i lavori di scasso del terreno della famiglia D'Angelo, furono rinvenute delle spille in rame e bronzo, anch'esse d'epoca romana. L'innalzamento della cinta murata di Montone risale intorno al 1390, come afferma il Moretti (1).
Questa ipotesi è convalidata anche dal Perogalli per la presenza dei beccatelli, sconosciuti fino al XIV secolo (2).
Della cinta muraria restano oggi solo tre torri. La mag giore venne eretta nella parte più elevata del borgo, dietro la chiesa di S.Antonio Abate, ed è simile alla torre Acqua viva di Mosciano S.A., ma senza la merlatura.
La torre nel suo complesso è rimasta originale, in quanto a differenza di quella di Mosciano non è stata trasformata in campanile. Nella parte Sud della torre, verso la strada che attraversa Montone, è ben visibile un grande sperone della cinta che coronava il borgo.
Una seconda torre è posta quasi al centro della parete Sud della cinta, a base quadrata, coronata da un apparato a sporgere, privo di caditoie, con una curiosa merlatura a forma di scaletta. La terza torre, ristrutturata recentemente e riportata allo splendore di un tempo, si trova tra la parte Sud e quella Ovest della cinta, di proprietà della famiglia Folcio-Colangeli; ed è tutta in laterizio con apparato a sporgere sormon tata da una copertura in coppi tradizionali.
Nel territorio di Montone esistevano varie chiese: quella di S.Maria ad Fontem Vezzanum, comunemente detta di S.Anna, ancora oggi visibile nelle vicinanze delle fonti, posta a Sud-Ovest del borgo, lungo la valle del fosso Fonte Galliano; la chiesa di S.Susanna, di cui non restano tracce, sorgeva tra Montone e Giulianova dove attualmente si trova l'omonima contrada; la chiesa di S.Nicolò e la chiesa di S.Pietro, che erano situate tra Montone e Bellante; la chiesa di S. Giacomo o S. Jacopo posta appena fuori le mura dell'insediamento di Montone. In questa chiesa, ormai diruta, si custodiva quello che oggi è il più bel monumento di tutto il territorio del Comune di Mosciano S.Angelo e cioè il SARCOFAGO DI BUCCIARELLO JACOPO DI BARTOLOMEO.
La chiesa di S. Giacomo successivamente fu inglobata nel cimitero del paese ed il sarcofago di Bucciarello fu traslato all'interno della cinta murata, dentro la piccola chiesa di S.Antonio, che sorge a ridosso del mastio. Infine lachiesaprincipale di S.MariaAssunta, che sorge sulla parte orientale della collina, venne ristrutturata ed
ampliata per opera del parroco Don Gaetano Cardelli, su progetto di Francesco Patella. Secondo Pancrazio Palma, nel secolo XVI esisteva, all'interno del borgo, un convento dei Celestini dedicato a S.Antonio Abate (3).
Il sarcofago di Bucciarello e la chiesetta di S.Antonio sono stati ristrutturati nel 1988 per merito dell'Ammini strazione comunale di Mosciano S.Angelo.
"Bucciarello Jacopo Di Bartolomeo era un nobile del paese che aveva fatto costruire o restaurare l'edificio di una cappella o chiesina dedicata a S.Jacopo Apostolo, nella quale aveva fatto scolpire, in pietra, fin dal 1390, un sepolcro magnifico e alto, o per sé o per sua moglie, giacché vi appose due arme: quella a destra con banda di due gigli e due croci, pare sia sua; l'altra di tre pali tagliati da una banda diagonale sembra della sua Donna" (4). La fotografia n" 97 mostra uno stupendo panorama di Montone, visto da mezzogiorno, quando ancora non c'era l'obbrobrioso serbatoio dell'acqua.

( 1 ) - MARIO MORETTI, Architettura Medioevale in Abruzzo, Roma (s.d., ma 1971), pag. 915.
(2) - CARLO PEROGALLI, Op. cit., pag. 65.
(3) - PANCRAZIO PALMA, Opere complete, pag. 35. (4) - ANTONIO LODOVICO ANTINORI, Corografia storica degli Abruzzi, XXXIV, pag. 995 - 998.